I contribuenti altoatesini raggiungono l’apice reddituale a un’età compresa tra i 55 e i 59 anni (in media 35.411 € lordi all’anno), dopodiché il reddito medio si riduce progressivamente. La disparità tra i redditi raggiunge invece il valore massimo nella classe d’età che va dai 70 ai 74 anni, mentre dopo i 30 anni le donne risultano economicamente penalizzate rispetto agli uomini. Data l’attuale situazione normativa sulle pensioni, in futuro il gap tra le generazioni è destinato ad aumentare. “Ora che il sistema delle pensioni di tipo contributivo sostituisce progressivamente il sistema retributivo, il fenomeno della riduzione del reddito dei pensionati risulta sempre più marcato. Si tratta di un problema relativamente nuovo che si aggiunge ai parecchi quelli già conosciamo” dichiara il Presidente IPL Andreas Dorigoni.
Nello Zoom Nr. 82 pubblicato dall’IPL | Istituto Promozione Lavoratori in data odierna (09.12.2024), si analizzano la relazione tra il livello dei redditi e l’età anagrafica dei contribuenti altoatesini. La base dei dati è costituita dalle dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti altoatesini nel 2023 per l’anno d’imposta 2022. I dati sono stati disaggregati dall’IPL per classe d’età, sesso e tipologia di contribuente.
L’erogazione del TFR dopo il pensionamento determina un ultimo picco reddituale temporaneo
Nell’anno 2023, in provincia di Bolzano, sono state presentate esattamente 432.386 dichiarazioni dei redditi per un importo totale lordo di 11,8 miliardi di € e un valore medio di reddito lordo annuale pro capite pari a 27.229 €. Dalle dichiarazioni dei redditi si evince che il livello reddituale più elevato viene raggiunto mediamente negli ultimi anni della carriera lavorativa, tra i 55 e i 59 anni, durante i quali si registra un valore medio pari a 35.411 €. Superata questa soglia d’età, i redditi pro capite dei contribuenti altoatesini non aumentano più ma restano abbastanza elevati fino ai 69 anni, per poi diminuire rapidamente, così che un over 80 percepisce mediamente 22.586 € annui lordi. All’elevato livello reddituale raggiunto dai contribuenti tra i 60 e i 69 anni contribuisce certamente anche il TFR, che viene erogato a distanza di parecchi mesi dal pensionamento e dunque posticipa la riduzione reddituale che accompagna la fine del periodo lavorativo.
La disuguaglianza tra i redditi dichiarati aumenta nel corso della vita
L’indice di Gini misura il grado di equità: il valore 1 rappresenta una situazione di disuguaglianza totale, mentre il valore 0 descrive una distribuzione perfettamente equa. Dall’analisi dei dati emerge come, partendo dalla classe 35-39 anni (indice di Gini: 0,405), vi sia un aumento dell’indice più marcato, dovuto certamente al differente andamento delle carriere lavorative al progredire dell’età. L’indice raggiunge poi il valore massimo nella classe d’età 70 -74 anni (indice di Gini: 0,458) per poi decrescere progressivamente. Con la pensione, i redditi (oltre ad attestarsi su livelli sempre più bassi) risultano dunque generalmente più omogenei.
Sempre immutato lo svantaggio retributivo delle donne
Per quanto riguarda la progressione reddituale, le donne risultano penalizzate rispetto agli uomini dai 30 anni in poi. Se infatti nei primi anni di vita professionale i dati mostrano un vantaggio economico da parte delle donne, dopo i 30 anni la forbice aumenta a vantaggio degli uomini, fino a raggiungere la distanza massima nella classe 70-74 anni. In questa fascia d’età gli uomini registrano mediamente importi annui di reddito dichiarato superiori a quelli femminili di oltre 21.000 €.
Lavoratori dipendenti: progressione lenta ma costante. Disomogeneità modesta
Se si considerano i soli lavoratori dipendenti (senza tenere conto dei pensionati), la curva dei redditi mediamente dichiarati sale costantemente nel primo arco della vita. Come è prevedibile, a partire dai 59 anni il numero dei contribuenti diminuisce poi drasticamente per effetto dei pensionamenti. Se dopo i 60 anni il reddito medio dichiarato aumenta ancora, questa condizione riguarda solo un numero esiguo di lavoratori dipendenti-contribuenti, i cui redditi molto elevati sono riconducibili probabilmente a figure dirigenziali e/o incarichi speciali.
Lavoratori autonomi: progressione veloce, poi appiattimento. Disomogeneità maggiore
I lavoratori autonomi, sempre al netto dei pensionati, si caratterizzano per una progressione reddituale più marcata rispetto ai lavoratori dipendenti nelle prime classi d’età. La dinamica reddituale poi si stabilizza nella fascia centrale della vita lavorativa fino ai 64 anni. Tra i 65 e i 74 anni, dove si concentrano probabilmente quei lavoratori autonomi che restano in attività poiché occupati in attività particolarmente remunerative, i redditi medi sono piuttosto elevati. La disomogeneità nella distribuzione tra gli autonomi risulta nettamente maggiore rispetto a quella tra i dipendenti per tutto l’arco della vita.