19 Ottobre 2018

L’effetto San Matteo nella formazione continua

EWCS Alto Adige

Il 30 % degli occupati altoatesini ritiene di aver bisogno di formazione per svolgere efficientemente le proprie mansioni. Poco più della metà dei lavoratori dipendenti ha usufruito di una proposta formativa pagata e organizzata dal datore di lavoro, un dato che spicca a livello europeo, informa l’IPL | Istituto Promozione Lavoratori. “Con il 85% i titolari di professioni accademiche fanno registrare la percentuale maggiore di partecipazione a corsi di formazione o aggiornamento, mentre coloro che svolgono professioni non qualificate fanno registrare il dato più basso (16%) – un ‘effetto San Matteo’ che va corretto,” dice Werner Pramstrahler, collaboratore dell’IPL.

 

In Alto Adige il 55% degli occupati dichiara di svolgere compiti conformi alle proprie capacità e abilità, mentre il 15% ritiene che le capacità e abilità possedute permettano loro di svolgere anche compiti più complessi di quelli svolti al momento della rilevazione. La percentuale di persone interpellate che ritengono di aver bisogno di frequentare ulteriori corsi e aggiornamenti per svolgere efficientemente il proprio lavoro è pari al 30%.

Formazione continua molto utilizzata, con qualche distinguo

Il 58% degli intervistati ha usufruito, nei 12 mesi antecedenti l’indagine, di una proposta di formazione e aggiornamento pagata dal datore di lavoro o –in caso di lavoratore autonomo –autofinanziata. “Si tratta di un dato che spicca rispetto al resto d’Italia, ai singoli Paesi tedescofoni e anche all’intera UE-28,” commenta Werner Pramstrahler. A livello europeo solo la Finlandia (54%) e la Repubblica Ceca (52%) fanno registrare dati superiori alla soglia del 50%. Il 30% dei partecipanti dipendenti intervistati in Alto Adige concorda “del tutto” con l’affermazione secondo cui l’aggiornamento è stato utile per migliorare il proprio metodo di lavoro. “Visto che il relativo benchmark UE è pari al 42%, si può constatare che c’è ancora spazio di crescita per la formazione continua in Alto Adige”, commenta Pramstrahler. In altre parole, se siamo al punto giusto rispetto alla quantità, possiamo invece migliorare la qualità.

Chi partecipa alla formazione continua?

Ampliando l’analisi a tutti gli occupati si nota, che con un dato pari all’85%, i titolari di professioni accademiche fanno registrare la percentuale maggiore di partecipazione a corsi di formazione o aggiornamento, mentre coloro che svolgono professioni non qualificate fanno registrare il dato più basso (16%). Sono soprattutto i lavoratori più giovani a partecipare a corsi di formazione e aggiornamento (60%), mentre nel caso degli over 50 la percentuale scende al 50%. Le percentuali si differenziano per settore economico: con dati del 60 per cento e oltre sono particolarmente coinvolti in processi formativi il settore dell’istruzione ed educazione, quello dei servizi sanitari e sociali e l’edilizia; il fanalino di coda è il turismo con il 38%.

L’effetto di San Matteo

Nel confronto internazionale l’Alto Adige presenta percentuali elevate di partecipazione alla formazione continua. Va però sottolineato che i risultati altoatesini si possono spiegare con l’aiuto della tesi sul “comportamento partecipativo individuale”, che i ricercatori definiscono “effetto Matteo” ovvero: i possessori di titoli di studio e posizioni professionali più elevate hanno concretamente più chance di accedere alla formazione professionale continua rispetto ai lavoratori meno qualificati e in posizioni inferiori. Pertanto emerge che la formazione continua contribuisce all’accumulo formativo anche in un sistema di formazione continua differenziato e sostanzialmente ben funzionante come quello altoatesino.

Fare rete

„Una formazione continua adeguata e mirata è oramai di essenziale importanza. Per questo è auspicabile la costruzione di una rete di cooperazione tra le diverse istituzioni pubbliche e private. L’accesso alla formazione continua, soprattutto per lavoratori con qualifiche basse e in situazioni di vulnerabilità contrattuale, presuppone un rafforzamento dell’impegno delle parti della contrattazione collettiva”, conclude Pramstrahler dell’IPL, il quale auspica la realizzazione di ulteriori ricerche per poter elaborare risposte mirate, volte a sostenere la qualità della formazione continua in Alto Adige anche in futuro.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere a Werner Pramstrahler (t. 0471 41 88 44
werner.pramstrahler@afi-ipl.org).

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