31 Gennaio 2024

Le assunzioni fisse sono in voga, arrancano quelle a tempo determinato

Stefan Perini

Mercato del lavoro

Nel 2023 il numero di occupati in Alto Adige ha raggiunto un nuovo massimo storico: i dati ci mostrano infatti che lo scorso anno gli altoatesini lavorativamente attivi erano ben 226.310, il che corrisponde a un aumento del 2,2% rispetto agli occupati del 2022. “Un aspetto sicuramente positivo da sottolineare è che l’occupazione a tempo indeterminato è aumentata più di quella stagionale e degli altri tipi di contratto a tempo determinato” afferma il Presidente IPL Andreas Dorigoni. Secondo l’Istituto Promozione Lavoratori, ciò è anche dovuto alla sempre maggiore carenza di manodopera qualificata: questa obbliga infatti i datori di lavoro a offrire contratti a tempo indeterminato per riuscire ad “accaparrarsi” il personale qualificato. Inoltre, come dimostrano anche i dati, il mercato del lavoro altoatesino fa sempre più affidamento sui lavoratori di cittadinanza straniera che, nel 2023, hanno raggiunto il 15,8% del totale.

Il mercato del lavoro altoatesino raggiunge un nuovo record: con 226.310 unità in media annua, mai come nel 2023 il numero dipendenti è stato così alto. Si tratta di un aumento del 2,2% rispetto al 2022: questa dinamica è rimasta invariata per tutto il corso dell’anno, senza perdere il ritmo nel corso dei mesi.

Avanzano i contratti a tempo indeterminato

I contratti di lavoro a tempo indeterminato sono aumentati in misura notevolmente maggiore rispetto a quelli a tempo determinato. Infatti, se nel 2022 i lavoratori con contratto a tempo indeterminato erano 160.172, nel 2023 è stata raggiunta quota 163.891, pari ad un aumento di circa 3.700 unità (+2,3%). Il numero di contratti a tempo determinato è invece passato da 61.364 a 62.419, crescendo quindi di circa 1.000 unità (+1,7%). Per un lavoratore dipendente, i vantaggi di un posto di lavoro a tempo indeterminato sono lampanti: oltre alla garanzia di una prospettiva futura, vi sono una più forte identificazione con l’azienda, più disponibilità a seguire una formazione continua, una maggiore sicurezza nella pianificazione della vita e un più facile accesso a eventuali crediti bancari. “Nel 2018 – sottolinea il Direttore IPL Stefan Perini – abbiamo lanciato un campanello d’allarme per quanto riguardava il tema del lavoro precario, il quale allora interessava ben 3 lavoratori su 10. Attualmente possiamo invece constatare che questa tendenza, attenuatasi con la pandemia, nel 2023 si è stabilizzata al 27,6%”.

Le oscillazioni stagionali rimangono marcate

Osservando il profilo occupazionale nel corso dell’anno, si nota che il lavoro subordinato ha raggiunto, come negli scorsi anni, il picco nel mese di settembre (241.944 persone), per poi toccare il proprio minimo annuale a novembre (214.164). I contratti a tempo determinato sono particolarmente diffusi nel settore agricolo (72,5%) e in quello alberghiero e della ristorazione (65,3%). “Questa peculiarità, tuttavia, non trova più molto riscontro con la realtà dei fatti, visto che ormai l’Alto Adige sta diventando sempre di più una destinazione turistica attrattiva tutto l’anno.  Attività aperte continuativamente necessitano dunque di posti di lavoro che non siano più solamente stagionali” sottolinea Dorigoni.

Aumenta il lavoro part-time

Il tasso di occupazione part-time in Alto Adige è in aumento e ha raggiunto quota 28,5% nel 2023, uno sviluppo che va visto in un’ottica sia positiva che negativa. Se infatti da un lato questo modello può aprire  la strada al lavoro retribuito, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione femminile e in particolar modo per le donne che si occupano contemporaneamente anche dei cosiddetti “carichi di cura” (bambini, lavori di assistenza e cura della casa), dall’altro è risaputo che si rischia di cadere nella trappola del part-time, rimanendo penalizzati in ambito lavorativo e pensionistico. Non è poi scontato che il tempo parziale corrisponda ai desideri individuali in materia di orari, dato che in molte circostanze questa modalità potrebbe essere “forzata” dal datore di lavoro (si parla in questo caso di “part-time involontario”).

La manodopera straniera è sempre più importante

Il mercato del lavoro altoatesino fa sempre più affidamento sulla manodopera straniera (tralasciando, tra l’altro, l’elevato numero di persone proveniente da altre province italiane): ciò è particolarmente evidente nei settori ad alta stagionalità, ma non solo. Nel 2023 la percentuale di stranieri con il 15,8% ha raggiunto il massimo storico e ciò, in sostanza, sta a significare che senza questa forza lavoro esterna l’economia altoatesina crollerebbe. In tali condizioni appare quindi più urgente che mai attuare in Alto Adige delle politiche mirate ad arginare il noto fenomeno della cosiddetta “fuga di cervelli”.

La contrattazione collettiva provinciale in un momento di sonno profondo

Come rilevato dall’IPL in uno studio risalente all’estate 2023 (cfr. AFI Zoom n. 72 “L’elemento retributivo nei contratti territoriali altoatesini“), solo 13 dei 43 settori analizzati prevedono un contratto collettivo provinciale in aggiunta al rispettivo Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL). Tra questi, il settore dell’artigianato metalmeccanico si distingue positivamente: in questo comparto, infatti, il salario di base di un lavoratore qualificato appena assunto è superiore del 12,8% rispetto al contratto collettivo nazionale; grazie all’elemento integrativo territoriale, si parla di circa 187 euro lordi in più al mese. In fondo alla classifica invece si trova il settore del commercio con un elemento salariale di 8 euro lordi al mese (corrispondente al +0,5% rispetto al salario lordo del CCNL). Va tuttavia notato come gli elementi salariali negli accordi integrativi provinciali non vengano sempre rinnovati in modo tempestivo (di regola dovrebbe esserci un rinnovo ogni tre anni).

Un dipendente su otto del settore privato guadagna meno di 9 euro lordi all’ora

Come afferma l’ASTAT in uno studio sperimentale basato sui dati dell’INPS (cfr. comunicazione ASTAT 59/2023), nel 2021 l’11,9% dei lavoratori dipendenti del settore privato altoatesino ha percepito una retribuzione oraria inferiore a 9 euro lordi all’ora, una soglia che fino a poche settimane fa era considerata in Italia come riferimento per la possibile introduzione di un salario orario minimo legale. Se si pensa poi che in Alto Adige il costo della vita è superiore a quello delle altre regioni italiane, è chiaro quanto la situazione non sia propriamente rosea.

 

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Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi al Direttore IPL Stefan Perini (T. 0471 41 88 30, Cell. 349 833 40 65, stefan.perini@afi-ipl.org) e alla ricercatrice IPL Maria Elena Iarossi (T. 0471 41 88 40, maria-elena.iarossi@afi-ipl.org).

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